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  • Immagine del redattoreIng. Alberto Scanziani

Internazionalizzazione nei Paesi musulmani: l’appeal economico della Sharī‛a

Aggiornamento: 5 ago


Dire che la Sharī‛a ha un appeal economico lascerà perplessa più di una mente ma nello svolgimento del post cercherò di giustificare l'affermazione, usando anche dei numeri.

Confesso di aver nutrito diffidenza della commistione religione-economia, non meno di quella – certamente più deleteria – di religione-politica.


Se è vero che per la seconda rimango sulle mie posizioni (vale per qualsiasi religione), circa la prima sto avendo una sorta di conversione, visto che siamo in tema: infatti il mio attuale ruolo di Representative della Camera di Commercio Industria Italiana a Dubai per l'Internazionalizzazione nei Paesi musulmani mi ha permesso di approfondire il tema della finanza islamica, trovando aspetti davvero interessanti.


La Sharī‛a è la «strada rivelata», e quindi la legge sacra, non elaborata dagli uomini ma imposta da Dio. Essa è interpretata e sviluppata dal diritto islamico a partire dalle sue fonti canoniche, in primis il Corano. Ricordo per par condicio che anche nella religione cristiana Gesù si definisce come la "via, verità e vita".


La Finanza Islamica - che alla Sharī‛a si ispira - è presente da oltre 50 anni sul mercato globale, ed è adottata in più di 75 Paesi (a maggioranza o minoranza musulmana): ha raggiunto una rilevanza sistemica in almeno dieci Paesi, dove detiene non meno del 15% della quota di mercato bancario nazionale. Chiaro che quanti internazionalizzano in tali Paesi fanno i conti con la finanza islamica.


Secondo il Global Islamic Economy Report (GIE) 2022 di DinarStandard gli asset finanziari della finanza islamica – pari a circa 3,6 trilioni di USD nel 2021 – cresceranno con una media del 8% annuo circa da qui al 2025. Un contesto che non si può non evidenziare e che offre un solido background al nostro titolo.

La Finanza Islamica sta vivendo una crescita ed un'espansione molto significativa, soprattutto grazie alle Proposte di valore (Value Proposition), che vanno a vantaggio di tutti gli operatori del mercato, indipendentemente dalla loro fede, dal luogo e dallo status socioeconomico.


Il GIEI Index - che misura lo sviluppo complessivo dei settori economici islamici valutando la performance delle sue principali componenti - ci dice che la Malaysia è il mercato top per l'economia islamica, seguito da KSA e UAE.

Da noi sono Germania, UK, Francia e Lussemburgo i Paesi che maggiormente utilizzano strumenti della finanza islamica, unitamente alla presenza di Banche islamiche (soprattutto in UK).


Ma ritorniamo alla Sharī‛a che, com’è noto, non prevede gli interessi sul prestito.

Tanto per capirci: se devo comprare casa non vado in Banca per ottenere il mutuo (che prevede interessi); sarà la Banca a comprare la casa e a rivendermela, in perfetta logica Trading.


Idem se l’azienda chiede il mutuo in Banca per un progetto: naturalmente non avrà un prestito – “che non è Sharī‛a compliant” – ma la Banca entrerà nel business con l’azienda - meglio detto, nel business dello specifico progetto finanziato all'azienda - condividendone vantaggi e svantaggi, secondo il principio "profit and loss sharing". Ciò avviene finchè l’azienda rientrerà totalmente in possesso del capitale.

Il tutto sulla base di un Business plan che l’investitore dovrà approvare, dal momento che si assume un notevole rischio. In Italia non siamo tanto abituati ai Business Plan, di derivazione anglosassone e diffusisi in maniera proporzionale alle Startup.


Un approccio "equity" concettualmente simile (anche se diverso sul piano operativo naturalmente) avviene da noi in ambito export grazie agli strumenti Simest (gruppo Cassa Depositi e Prestiti) che nel 2021 ha acquisito 25 partecipazioni in Società italiane ed estere con investimento in Equity (ovvero partecipazione al capitale sociale per uno specifico progetto) di 143mio€.


Ecco che la finanza islamica ha qualcosa da dire - un appeal appunto - anche al mondo Occidentale.


Inoltre ben venga un approccio che obbliga a concretizzare una visione di business convincente e sostenibile, come gli investimenti in Equity.


chi presta denaro entra nel business, non sta alla finestra a guardare

All’inizio questo approccio mi sembrava affetto da una certa ipocrisia di natura religiosa (quale ad esempio la sostituzione della logica degli interessi sul prestito con quella del leasing del bene da parte del finanziatore), ma approfondendo il tema credo che abbia un certo appeal ed una profonda giustificazione. Il crescente peso della finanza islamica lo dimostra.


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Se desideri approfondire il tema puoi scrivermi a alberto.scanziani@gmail.com

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